L’edizione cartacea di Il Sole 24 Ore del 29 agosto ha riportato la decisione della Commissione Europea di imporre una revisione del Piano Italia a 1 Giga, almeno per quanto riguarda i civici sostitutivi.
La questione nasce ad aprile, quando entra in vigore un emendamento incluso nel cosiddetto Decreto PNRR che prevede la possibilità per Open Fiber e FiberCop di risolvere il problema della valanga di civici inesistenti contenuti nel database dei civici da cablare, fornito da Infratel e oggetto del bando. La soluzione individuata è stata, sostanzialmente, di mantenere lo stesso numero di civici da cablare, attingendo alle case situate in prossimità di quelle previste, a patto che rispettino i requisiti del bando, ovvero che siano aree grigie senza coperture ultraveloci presenti o previste a breve. Questa norma consente, inoltre, di razionalizzare la copertura, concentrandola in centri relativamente densi a scapito delle case sparse, la cui copertura ha un costo maggiore rapportato alla resa quantitativa di civici raggiunti.
I provider locali, rappresentati da AIIP, hanno subito presentato ricorso in Europa contro la norma. La Commissione, esaminando il decreto che va a modificare le regole di un piano di investimenti pubblico già approvato, ha deciso di imporre delle prescrizioni per ammettere questi nuovi indirizzi: devono essere più lontani di 50 metri da reti in fibra ottica esistenti e - lo si è sempre dato per scontato, ma ora viene messo nero su bianco - i civici già coperti.
Per poter applicare queste regole ai civici fuori bando è necessaria, adesso, una nuova consultazione, da svolgere il prima possibile per non rallentare eccessivamente le coperture. La Repubblica, nel numero di oggi, indica che la consultazione dovrebbe essere avviata la prossima settimana e che potrebbe durare un mese. Open Fiber e FiberCop hanno ricevuto il tanto atteso addendum alle convenzioni che si attendeva da mesi, nel quale sono indicati tutti i nuovi paletti. Sembra che al momento le società non lo abbiano sottoscritto, ma attendano chiarimenti da parte delle istituzioni. Il quotidiano, tuttavia, riporta che entrambi gli operatori avrebbero già redatto e presentato i piani di copertura aggiornati con i civici sostitutivi, immaginiamo senza rispettare i limiti più recenti.
I dubbi che sorgono tra i nostri utenti sono tanti: come mai le consultazioni non vengono condotte, a prescindere dai bandi, con una cadenza più serrata, così da avere sempre sotto controllo lo stato di tutte le coperture? Qual è il senso di questo limite di 50 metri quando le più grandi reti di accesso nazionali prevedono associazioni semi-rigide tra gli elementi di rete e le unità immobiliari, non consentendo quasi mai un allaccio a un PTE basato esclusivamente sulla prossimità? È vero, una certa flessibilità è riscontrabile maggiormente negli ISP locali infrastrutturati. Questi, tuttavia, hanno tipicamente costi di allaccio molto più alti, talvolta proibitivi, e hanno una copertura minima in confronto a Open Fiber e FiberCop, soprattutto se sommiamo le aree a investimento privato e le coperture del Piano BUL.
Al momento la questione resta fumosa. Sicuramente emergeranno altri dettagli nelle prossime settimane, poiché senza risposte chiare messe nere su bianco gli operatori non si muoveranno. Intanto, per i progetti già completati e approvati, tutto proseguirà regolarmente. Incrociamo le dita per tutti gli utenti che aspettano di essere coperti, sperando che l’impatto negativo del limite sia minimo. In bocca al lupo!
|